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lunedì 21 giugno 2010

Ministerolandia

A mettere le cose a posto ci ha pensato Umberto Bossi dal pratone di Pontida. C’è un solo ministro per il federalismo e sono io. Poi ha aggiunto che al massimo potrebbe chiedere una mano a Roberto Calderoli. Con buona pace di Aldo Brancher, il neo ministro per l’attuazione del federalismo. Si occuperà di decentramento, ha detto Bossi, che è importante, ma è un’altra cosa. Fuori dal politicamente (quasi) corretto significa: caro cavaliere, salva pure i tuoi scherani dai processi inventandoti dicasteri, ma chi decide su questo argomento è la Lega, anzi sono io, Bossi Umberto da Cassano Magnago, Varese. Che va pure bene, per carità: il problema è che, a conti fatti, un nuovo ministero farlocco, pare ci costerà almeno un milione di euro. E questo per rimanere sul prosaico, perché se ci dovessimo inoltrare in disquisizioni etiche o di opportunità politica, vista la crisi, il ricatto di Pomigliano, la manovra economica, i condoni riesumati per raccattare qualche soldo, non ne usciremmo più. Sarebbe forse stato meglio lasciare Brancher ai suoi giudici. In ogni caso questa legislatura del fare, nata per semplificare e per combattere le inefficienze e i fannulloni, presenta almeno tre ministeri se non inutili un filino discutibili: il ministero per l’attuazione del programma, il ministero per la semplificazione, il ministero per l’attuazione del federalismo. E intanto il cav, che si è incartato sul decreto intercettazioni, non molla l’interim dello sviluppo economico. Che è anche il dicastero, lo ricordo, delle comunicazioni e delle frequenze tv. Il fatto che sia Berlusconi a guidarlo è un ulteriore disdoro al nostro Paese, tanto più che un titolare a tutti gli effetti sarebbe quantomai necessario in una fase così delicata di crisi industriale.

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