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giovedì 9 agosto 2012

E poi parlano di alta velocità: ma mi facci il piacere!

Si avvisano i signori viaggiatori che a causa di un intervento richiesto dall’autorità giudiziaria i treni da e per Venezia subiranno ritardi. La prima reazione, nella calura agostana della stazione, è: minchia, proprio stasera che per una fortunata congiunzione astrale c’è a casa anche la mia signora, arriverò a tutte le ore, espressione semi dialettale che significa sostanzialmente: bene che vada, arriverò comunque tardi. Poi ho pensato che dietro un annuncio di questo genere c’è sempre un dramma umano e che da maggio ad oggi sulla Milano Venezia sono state tre le persone che hanno deciso di togliersi la vita lasciandosi cadere sulle rotaie del treno, e il disagio è passato in secondo piano. Non entro nel merito dei gesti di disperazione, faccio invece altre considerazioni, forse più prosaiche ma sostanziali su un servizio pubblico enormemente carente e impreparato a qualsiasi emergenza. Purtroppo negli ultimi anni i suicidi lungo la Milano Venezia non sono episodi isolati: avvengono peraltro sempre negli stessi punti, a ridosso delle stesse stazioni. E’ possibile, mi chiedo, che non si possano prevedere delle barriere che impediscano gli accessi? Una maggiore sorveglianza nei punti critici? Credo che una società di trasporti, a prescindere dal caso specifico, dovrebbe avere pronto un piano d’emergenza: non dico autobus di collegamento e treni pronti a partire nelle stazioni immediatamente successive al blocco, perchè potrebbe essere oggettivamente complicato, ma molto più banalmente una linea dedicata di deflusso, anche alternato, del traffico, in modo da non paralizzare per ore il transito, creando disagi soprattutto a chi deve prendere delle coincidenze. Ieri poi si è arrivati al paradosso. I primi treni a subire ritardi sono stati quelli nella fascia oraria 17-18. Dopo l’annuncio di cui sopra, sui tabelloni luminosi è comparso un delay ottimistico di 30 minuti. Io che ormai sono un veterano con abbonamento Eurostar, sapevo sin dall’inizio che, bene che potesse andare, l’attesa non sarebbe stata inferiore ai 90, 120 minuti. Nel mio caso però la sorte mi riservava un piano B: il locale per Brescia delle 18.08 in partenza da Verona, e quindi potenzialmente in servizio visto che l’incidente si era verificato tra Venezia e Verona. Sempre per la mia veteranitudine, sapevo anche però che 8 volte su 10 il locale delle 18.08, per ragioni misteriose, viene soppresso. Per questo sono sceso in biglietteria, ho chiesto conferma del treno ad una addetta in evidente imbarazzo e ho comprato il biglietto regionale. Siccome però il veterano che è in me ha imparato a non fidarsi di Trenitalia, di TreNord e di tutti i sodali dell’ad Moretti, sono andato al binario indicato, dove peraltro alle 18 del convoglio non c’era ancora traccia, ma non ho obliterato. E infatti alle 18.07, puntuale: informiamo i signori viaggiatori che il treno numero xxx delle 18.08 per Brescia, oggi è soppresso. Ci scusiamo per il disagio. Inutile dire che chi di dovere lo sapeva benissimo anche 10 minuti prima che quel treno non sarebbe mai partito, ma ha dato l’ordine di fare la finta. Tanto chissenefrega dell’emergenza, del caldo ecc. ecc.

Proprio ieri, poco prima di andare in stazione, leggevo un lancio Ansa in cui si diceva che l'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, vuole “esportare anche in Russia e negli Stati Uniti” il modello di servizio dell'Alta Velocità dei Frecciarossa - che secondo il Financial Times è migliore di quello francese e tedesco - insieme a tutte le eccellenze tecnologiche per le infrastrutture ferroviarie. Moretti l’avrebbe detto, a quanto riferisce l’agenzia, alle telecamere de 'La Freccia.Tv' in uno speciale dedicato alle attività internazionali del Gruppo. “Occorre rendere più fluido il processo di liberalizzazione, stabilire regole comuni e standard di interoperabilità, puntare al completamento del mercato ferroviario interno all'Ue”, ha anche sottolineato Moretti, aggiungendo: “Chi non apre il proprio mercato non può avere la possibilità di andare negli altri. Questa è la prima questione da affrontare”. "Il nostro è l'unico settore in Europa dove occorre avere più certificati di sicurezza e più licenze per poter operare nei diversi mercati”, uno per ogni paese, il che rende estremamente complicato un omogeneo processo di liberalizzazione”. Moretti, infine, ha illustrato le prossime tappe: il completamento della costruzione delle nuove grandi stazioni dell'Alta Velocità, il debutto dei nuovi treni Frecciarossa 1000 e l'ingresso in nuovi mercati: “La sfida è l'Europa, il mercato unico nel quale tutti i competitors dovranno operare. Bisogna essere solidi dal punto di vista economico-finanziario, credibili dal punto di vista della capacità di gestire il business e dare fiducia ai nuovi mercati in cui si vuole entrare”. Poi basta il gesto disperato di un poveraccio ed è la paralisi completa.

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