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venerdì 17 luglio 2009

E' il pd il maggior alleato di Berlusconi

Archiviato l’happy hour dell’Aquila si riaccendono i riflettori sulle escort, messe sullo sfondo durante il vertice per rispettare l’appello alla decenza del presidente Napolitano. In attesa del dibattito in aula, ammesso che ci si arrivi, alcune considerazioni sparse. A tendere la trappola al premier e a rivelare al mondo la sua bulimia sessuale, di cui si sapeva da tempo, è ormai chiaro che è stato qualcuno del suo schieramento, per ragioni non certo morali ma politiche. Berlusconi è probabilmente ritenuto bollito e ingombrante e va sostituito, magari attraverso un passaggio intermedio, come per esempio un governo tecnico. I ben informati dicono entro 6 mesi. In ogni caso credo non sarà facile mettere da parte un uomo che ha dalla sua un potere economico enorme e le conseguenti armi di ricatto. E non sarà facile soprattutto perché, come sempre accade quando sembra sull’orlo del baratro, Berlusconi trova il suo maggior alleato nel pd. Inutile risalire al primo Prodi e poi a D’Alema e alla mancata legge sul conflitto di interessi: in questa fase il partito democratico invece di approfittare della situazione elaborando una serie proposta alternativa, non trova di meglio che aprire la stagione congressuale, facendosi peraltro prendere per il culo da Beppe Grillo. Strano paese l’Italia, governata dall’inventore del Bagaglino, con un comico di professione che cerca di scalare il maggior partito d’opposizione e dove a fare inchieste giornalistiche sono da anni un pupazzo rosso e i suoi omologhi. Nell’attesa che i democratici si facciano del male da soli, lasciando al pdl l’onere di mandare in pensione il capo, magari con il supporto della Chiesa, la sinistra prosegue nel suo processo di estinzione. Nella galassia dei partitini comunisti italiani, che divisi rappresentano dall’1 al 3% dell’elettorato, e uniti altrettanto, a conferma che la divisione è in un certo senso una ragione di vita dell’essere comunista, ecco affacciarsi i Comunisti – sinistra popolare di Marco Rizzo, destinati a veleggiare, forse, intorno allo 0 e briscola per cento. Con buona pace di quel mondo – alcuni milioni di persone – che ci crede ancora ma si ritrova a non avere nemmeno quello che un tempo si chiamava il diritto di tribuna. Mi sa comunque che il tempo dei giochi stia per scadere. E un primo segnale, seppur minimo, locale fin che si vuole, arriva dall’Ideal Standard di Brescia: di fronte allo spettro della chiusura, le rappresentanze sindacali dell’azienda di sanitari hanno annunciato l’intenzione di rivolgersi al ministro Bossi. Chiederanno un incontro al leader della Lega perché il suo intervento pare abbia risolto un’analoga situazione in non ricordo più quale fabbrica. C’è qualcosa che non va. In un momento di crisi strutturale, i lavoratori non hanno voce all’interno delle istituzioni politiche e le rappresentanze sindacali o non remano dalla stessa parte o quando lo fanno mirano a salvare la pelle senza pensare al prezzo da pagare. O, probabilmente, arrivati a questo punto, la pelle non ha prezzo. Il che sarebbe ancora peggio.

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