Due uomini. Due storie. Percorsi apparentemente inconciliabili. Il direttore di un quotidiano comunista e l’uomo dei servizi segreti. Costretti, loro malgrado, non solo a incontrarsi, ma a fidarsi l’uno dell’altro, a mettere da parte i vissuti e le diffidenze e fare fronte comune, perché nell’inferno di Baghdad c’e una donna da riportare a casa, prigioniera dei ribelli sunniti. Per l'uno è soprattutto un’amica e collega. Per l’altro un’italiana da salvare. Per il resto del Paese, Giuliana Sgrena, inviata del Manifesto. I primi sono giorni convulsi, i più pericolosi per un ostaggio. C’è da capire se chi tiene Giuliana ha convenienza a trattare o meno e in che termini. Il dirigente del Sismi sa cosa fare e inizia a muovere le sue pedine in Medio Oriente. Una sera di pioggia, alle spalle di Montecitorio, l'uomo dell'intelligence spiega cosa ha in mente e il direttore del Manifesto forse lo vede per la prima volta: una stretta di mano e i due uomini diventano semplicemente Nicola e Gabriele. Oggi sarebbero buoni amici, se la notte del 4 marzo di dieci anni fa Nicola Calipari non fosse stato ucciso dal fuoco amico, nell’estremo tentativo di proteggere con il suo il corpo tornato libero di Giuliana Sgrena. Giuliana non doveva tornare viva e Nicola aveva troppi nemici nei Servizi, sicuramente si muoveva a dispetto delle imposizioni e delle intransigenze degli americani. Scrive Gabriele: “Nicola voleva cambiare le regole del gioco, andare oltre la semplice trattativa sulla somma da pagare per il riscatto. Aveva intuito che si poteva rispondere e trattare anche politicamente. E c’era riuscito. I rapitori erano sunniti, cercavano di non essere tagliati fuori dal processo di ricostruzione del paese. Chiedevano un riconoscimento e un ruolo. E quelle condizioni che dopo l’uccisione di Nicola non hanno avuto un seguito, avrebbero forse potuto ritagliare per l’Italia e per la stabilità dell’Iraq un futuro diverso”. A dieci anni da quel mese lunghissimo, di fronte al disastro iracheno cresciuto sull’emarginazione della componente sunnita che è stato il carburante che ha provocato l’incendio jihadista dell’Isis, l’intuizione di Calipari appare come un’incredibile incompiuta. Ma allora i nemici sul campo erano troppi. E troppe le coincidenze sospette. A partire da quel posto di blocco nei pressi dell’aeroporto da cui sono partite le raffiche che ferirono Giuliana e uccisero Nicola. Nessuno ha pagato e pagherà mai per quella morte. "La morte di Nicola Calipari è stata risolta classificandola come qualcosa di fatale. Come si fa con le ingiustizie del mondo quando vengono accettate per paura di dar loro un nome". Gabriele Polo tieni vivo il ricordo di Nicola nel libro “Il mese più lungo. Dal sequestro Sgrena all’omicidio Calipari”. Il giorno dei funerali, su una foto a tutta pagina, il Manifesto dedicò a Calipari uno dei titoli più belli e struggenti del quotidiano di via Tomacelli: Uno di noi.
Letti anche:
Gianluca Morozzi: L'età dell'oro
Giorgio Fontana: Per legge superiore
Antonio Manzini: Non è stagione
Alessia Gazzola: Una lunga estate crudele
Stefano Benni: Le beatrici
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mercoledì 25 febbraio 2015
lunedì 16 febbraio 2015
Libri letti nel 2014
Fare il pendolare in treno aiuta. Di seguito l'elenco dei libri letti nel 2014 e che mi sento di consigliare agli appassionati del genere noir:
Alessia Gazzola : L’allieva; Un segreto non è per sempre; Le ossa della principessa; Sindrome da cuore in sospeso.
Antonio Manzini: La costola di Adamo; Pista nera.
Francesco Recami: La casa di ringhiera; Gli scheletri nell’armadio; Il segreto di Angela.
Giorgio Fontana: Morte di un uomo felice.
Mario Costa: L’ultima scommessa.
Alessandro Robecchi: Questa non è una canzone d’amore.
Diego Da Silva: Non avevo capito niente; Mia suocera beve; Mancarsi; Sono contrario alle emozioni.
Simonetta Agnello Hornby: Boccamurata.
Paolo Nori: Siamo buoni se siamo buoni.
Massimo Lugli: Il guardiano; Le strade dei delitti; Ossessione proibita; Gioco perverso.
Nicola Fiorin: Lentamente muore; Il migliore dei mondi possibili; Il canto delle sirene.
Andrea Camilleri: La banda Sacco; Inseguendo un’ombra; Morte in mare aperto.
Gianrico Carofiglio: Le regole dell’equilibrio; Una mutevole verità.
Gianrico e Francesco Carofiglio: La casa nel bosco
Massimo Carlotto: Il mondo non mi deve nulla.
Gianni Farinetti: Rebus di mezza estate; Prima di morire.
Marco Malvaldi: Il telefono senza fili.
Giovanni Floris: Il confine di Bonetti.
Emmanuel Carrere: L'Avversario.
Alessia Gazzola : L’allieva; Un segreto non è per sempre; Le ossa della principessa; Sindrome da cuore in sospeso.
Antonio Manzini: La costola di Adamo; Pista nera.
Francesco Recami: La casa di ringhiera; Gli scheletri nell’armadio; Il segreto di Angela.
Giorgio Fontana: Morte di un uomo felice.
Mario Costa: L’ultima scommessa.
Alessandro Robecchi: Questa non è una canzone d’amore.
Diego Da Silva: Non avevo capito niente; Mia suocera beve; Mancarsi; Sono contrario alle emozioni.
Simonetta Agnello Hornby: Boccamurata.
Paolo Nori: Siamo buoni se siamo buoni.
Massimo Lugli: Il guardiano; Le strade dei delitti; Ossessione proibita; Gioco perverso.
Nicola Fiorin: Lentamente muore; Il migliore dei mondi possibili; Il canto delle sirene.
Andrea Camilleri: La banda Sacco; Inseguendo un’ombra; Morte in mare aperto.
Gianrico Carofiglio: Le regole dell’equilibrio; Una mutevole verità.
Gianrico e Francesco Carofiglio: La casa nel bosco
Massimo Carlotto: Il mondo non mi deve nulla.
Gianni Farinetti: Rebus di mezza estate; Prima di morire.
Marco Malvaldi: Il telefono senza fili.
Giovanni Floris: Il confine di Bonetti.
Emmanuel Carrere: L'Avversario.
venerdì 13 febbraio 2015
Scuse
Se per ogni volta che Trenitalia si è scusata (anche con me) per il disagio di un ritardo avessi guadagnato un euro a quest'ora avrei perlomeno estinto il mutuo.
venerdì 16 gennaio 2015
Salse e palpebre
Salgo in treno e come ogni mattina cerco un posto isolato per poter leggere ed evitare i conversatori seriali. Poso lo zaino, mi metto gli occhiali e apro il libro della settimana. Nei sedili di fianco ci sono due ragazze e un ragazzo. A occhio hanno dai 25 ai 30 anni. Sono sicuramente colleghi di lavoro: lo si capisce dai riferimenti d’ufficio, dalle attività condivise e bla bla bla. Ad un certo punto la conversazione vira sul privato. Una delle due ragazze dice: a parte periodi intensi come questo, un buon giorno per uscire la sera è il giovedì, a patto che il venerdì tu non abbia riunioni particolari e il lavoro da fare è più o meno impostato. Domenica sono andata a ballare la salsa, ho fatto l’una e mezza e ne sto pagando ancora le conseguenze. La sera, quando sono le 11, mi cala la palpebra. Neanche fossi una cinquantenne. Gli altri annuiscono ridendo. Io, cinquantenne, incasso. Così imparo ad ascoltare. Volevi leggere, no? Leggi e fatti i cazzi tuoi. Comunque, non per bullarmi, ma di solito alle 11 io sto ancora facendola la salsa. E contemporaneamente buttando la pasta. Quando va bene. Perché a volte le vite vanno così. Al mattino mi alzo alle 6 e mezza, anche se dormirei nell’acqua e quando suona la sveglia mi verrebbe istintivo di violare il secondo comandamento, ma poi penso al mutuo e questo mi basta (ancora) per trascinarmi sotto la doccia. Va bè, me la sto prendendo troppo. Alla sua età avrei detto la stessa cosa. E mio padre, allora cinquantenne, faceva il doppio lavoro per mantenerci.
venerdì 9 gennaio 2015
Je suis Charlie
Potranno strappare tutti i fiori, ma non potranno mai fermare la primavera. (Pablo Neruda)
domenica 23 novembre 2014
sabato 15 novembre 2014
Razzismo
Ieri sera Maurizio Crozza ha raccontato una storiella sull'origine del razzismo di una semplicità illuminante. Ci sono 12 biscotti sul tavolo e intorno a questo tavolo siedono un politico, un cittadino e un immigrato. Il politico ne prende undici e rivolgedosi al cittadino dice: attento perchè quello vuol prendersi il tuo. Pensiamoci. Non è vero che non ci sono più soldi. Sono solo distribuiti male. E sarà sempre peggio. Secondo me il punto di non ritorno sarà quando andrà in pensione la generazione del "sistema contributivo". Allora forse il povero smetterà di prendere a calci il barbone e finalmente si rivolgerà altrove.
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