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venerdì 7 novembre 2014

Punti di vista

Il capotreno annuncia l'arrivo in stazione con 14 minuti di ritardo per traffico lungo la linea, scusandosi per il disagio. Il ritardo è un po' di più ma va bene. Sulla sincerità delle scuse non mi pronuncio: il pover'uomo ce l'ha per contratto e neanche questo è il punto. In ogni caso la sua è un'affermazione precisa: siamo in ritardo, vi dico perchè e chiedo venia. A quel punto è bello osservare le reazioni. C'è chi alza gli occhi al cielo, sbuffa e guarda l'orologio. Un punto di vista chiaro. Chi dorme e si sveglia disturbato dalla voce e dal rumore del treno in frenata e chiede a chi gli sta a fianco: dove siamo? A brescia, dormi. Manca molto? Dormi. Qui il punto di vista chiaro è di chi risponde, ma sono fatti privati. Poi c'è il fenomeno, che nella maggior parte dei casi è la prima volta nella vita, indipendentemente dall'età, che sale sul treno, ma ha sentito dire che i treni sono sempre in ritardo e probabilmente quando è salito dentro di sè si augurava di provare l'esperienza per poter manifestare ad alta voce e con una mimica studiata che questa è l'Italia e dove vogliamo andare in Europa, invece in Cina se il macchinista arriva in ritardo viene condannato a morte e comunque se l'Inter perde è colpa di Mazzarri. Infine c'è il punto di vista del pendolare, il mio. Cazzo, grande, 14 minuti di ritardo (erano 19, ma fa lo stesso): una delle migliori prestazioni del mese.

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