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martedì 28 ottobre 2014

Sono stato impegnato, ma ho letto molto

Diego De Silva, napoletano, 50enne come me, è stata una piacevole scoperta. E come spesso accade, una scoperta fatta per caso. Un amico doveva traslocare in un appartamento più piccolo e gli avanzava un po’ di ruba, tra cui un tot di libri. I libri non si buttano, te ne porto un po’ se vuoi? I libri non si rifiutano mai: sì, grazie, ho detto ancora prima che finisse la frase. Immediatamente dopo mi sono mangiato la lingua: ..azz e se mi tocca l’opera omnia della Tamaro? Poi ho pensato: è mio amico, non può leggere la Tamaro. Tra i tanti volumi c’era anche “Non avevo capito niente”, di Diego De Silva. Protagonista è Vincenzo Malinconico, un uomo stropicciato: dalla vita, dalla professione – fa l’avvocato – dall’età, che dopo i 40 sembra avere un andamento geometrico e non più aritmetico. Certo, detto così sembra il ritratto di uno sfigato, invece Vincenzo Malinconico è un filosofo di strada, che asseconda i pensieri e ne segue il filo illogico, andando spesso e volentieri fuori tema, come si direbbe a scuola. Ma è un fuori tema di sostanza e le strade mentali che percorre non sono mai banali, hanno la freschezza e la genialità dei matti, o dei bambini, con il loro lato buffo, ironico, dissacrante, spiazzante e maledettamente vero. E le storie in cui è coinvolto sono godibili e piacevoli. Trovo inoltre oltremodo geniale l’umanizzazione che fa dei mobili dello studio e di casa, rigorosamente Ikea, chiamati con i loro nomi impossibili. Lo consiglio.

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