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mercoledì 24 ottobre 2012

Padroni in redazione

Salvarne uno, forse il più cattivo, Sallusti, per educarne cento: l’intero mondo della comunicazione, in tutte le sue forme, e della cultura, scrittori, intellettuali ecc. ecc. Oggi in un’aula del Senato, peraltro deserta, nel disinteresse generale, non è in discussione un privilegio di casta: si sta giocando una partita decisiva per la libertà di opinione e di pensiero. Se dovesse passare il ddl licenziato in commissione giustizia, qualcuno, il potere in generale, potrà disporre delle nostre parole e farne la narrazione che crede.


Fermiamo la legge bavaglio

di FRANCESCO MERLO
Era meglio per tutti, anche per Sallusti, tenerlo in galera. Era meglio per tutti, persino per noi, sopportarlo come un finto eroe e non ritrovarsi invece con un testo di legge che massacra anche il buon senso. La Commissione Rancore del Senato ha scelto insomma di liberare Sallusti e imprigionare la stampa. E dico che non mi interessa la corporazione, non difendo i salari o le pensioni di una categoria e neppure i suoi privilegi di casta.
Il testo che va in aula stamani al Senato non è infatti un sopruso contro noi giornalisti ma è quel bavaglio all'informazione che, perseguito come una chimera maligna negli anni del berlusconismo, solo ora sta per diventare legge nella complice distrazione dei tecnici. Certo, è un colpo di coda del regime che muore. Ma è a doppia firma. C'è la destra che fa il suo solito sporco lavoro, ma c'è la sinistra che mentre millanta nobiltà approfitta dell'inghippo liberticida per mettere a frutto il suo gruzzolo di vendette.

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