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martedì 24 febbraio 2009

PI EN ER

Martedì grasso, treno pieno di maschere di tutte le età che vanno a Venezia a festeggiare il Carnevale. Faccio un pezzo di viaggio con una famigliola tipo: padre, madre e due bambini, maschio e femmina. La signora, 35-40 anni, piccola, minuta, look finto trasandato, occhialini da intellettuale organica di sinistra. Lui, stessa età, tarchiato, leggermente sovrappeso, jeans, maglione da grandi magazzini, aria un po’ sfigata. Decisamente di sinistra. Arriva il bigliettaio e lei ha un lampo negli occhi. Prende il cellulare e spellinga ad alta voce: le do il pi, en, er. Il ferroviere replica nell’idioma di casa: il pi, enne, erre. No, fa lei saputa, guardando il marito con fare complice: il pi, en, er. L’uomo del treno sorride, prende dalla borsa la macchinetta, chiede alla signora la penultima cifra del codice e stampa i biglietti. Ne perderemo ancora tante di elezioni.

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