L’impianto è quello del
giallo. C’è un morto ammazzato, un geometra del comune di Milano iscritto al
PCI. Ma La confusione morale è un libro politico. Lodovico Festa è stato un
funzionario del partito comunista milanese, ne conosceva l’ambiente, le
dinamiche, l’impronta burocratica quasi militaresca e comenel precedente La provvidenza rossa gli viene
naturale parlare di quegli anni per darne una lettura e un’analisi storica – e
politica – più ragionata e obiettiva. Siamo nel 1984, Berlinguer è appena morto
lasciando un vuoto e probabilmente una confusione morale nei suoi eredi. Al
governo c’è Bettino Craxi. Milano è guidata da una giunta di sinistra con
socialisti e comunisti. Iniziano a farsi strada figure imprenditoriali che
contribuiranno a modificare il tessuto sociale ed economico del Paese. La
trasformazione urbanistica del territorio milanese è legata a doppio filo a
costruttori chiacchierati. In questo contesto matura l’omicidio. Un omicidio
che, si capisce sin da subito, diventa un fatto marginale o di contorno
rispetto alle implicazioni politiche che potrebbero derivare se la morte del
geometra fosse in qualche modo legata al Piano case del Comune, cosa che non
dispiacerebbe a Botteghe Oscure. E qui si sviluppa l’inchiesta di Mario
Cavenaghi, il presidente dei probiviri lombardi, una sorta di polizia interna,
che cerca di dirimere tutte le questioni spinose, a salvaguardia del partito.
Cavenaghi non cede alla facile e comoda ricostruzione che ha l’obiettivo di
screditare Craxi sacrificando al contempo il governo del capoluogo lombardo.
L’indagine è anzi un’occasione per rivedere alcune posizioni. Il mondo stava
cambiando e il PCI sbagliava – sostiene Festa – a leggerlo e giudicarlo con
logiche e schemi superati. Forse, fa dire l’autore ad alcuni protagonisti,
valeva la pena prendere in considerazione alcune idee lungimiranti di Bettino
Craxi e aprire un dialogo diverso con il PSI. I destini della Prima Repubblica
sarebbero stati diversi, non solo perché affidare alla magistratura la surroga
della politica comporta la morte di quest’ultima, ma anche perché la storia
successiva dell’Italia sarebbe stata diversa, sia a sinistra che soprattutto a
destra. La confusione morale è un bel libro ed è una lettura interessante per
chi ha vissuto quegli anni, magari un po’ macchinosa: l’autore la scrive
volutamente con la lentezza tipica delle meditazioni, dei dubbi e delle
ricostruzioni di un burocrate del partito comunista, ma quando si entra nella
narrazione la sostanza compensa lo sforzo.
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