“Abbiamo quasi tutti
un'unica storia da raccontare. Non voglio dire che nella vita ci capiti una
cosa sola; al contrario, gli avvenimenti sono tantissimi, e noi li trasformiamo
in altrettante storie. Ma ce n'è una sola che conta, una sola da raccontare, alla
fine”. Questa è la storia d’amore di Paul, studente inglese di 19 anni. Quella con
Susan, 48 anni, madre di famiglia, conosciuta un’estate al circolo del tennis. Con
lei, per lei, Paul impara l’amore per sempre e il suo contrario più doloroso.
Che non è l’odio, ma la consapevolezza che nemmeno un sentimento sconfinato è in
grado di salvare dall’autodistruzione la donna della sua vita: di proteggerla dall’alcol,
dalle bugie e dalle verità nascoste che giorno dopo giorno si sono accomodate
nella loro cucina. Fino allo strazio dell’abbandono, perché per entrambi non
c’è salvezza e per non affogare Paul è costretto a restituirla – restituirla,
fa male solo dirlo - alla sua vecchia famiglia. Paul la sua unica storia la
racconta a distanza di 50 anni, quando i protagonisti sono quasi tutti
scomparsi. Lo fa all’inizio in prima persona, completamente immerso in una dimensione
nuova, fantastica, inebriante, trasgressiva. Passa quindi ad alternare la prima
alla seconda persona quasi volesse raccontare prima di tutto a sé stesso i
fatti e leggerli con maggiore obiettività. Per arrivare poi definitivamente
alla terza, dove l’io narratore scompare e quello che è successo viene
presentato nella sua cruda realtà. Qualcuno ha scritto, e io sono d’accordo,
che come ne “Il senso di una fine”, l’elemento dominante del romanzo di Julian Barnes
è il tempo, che trasforma le persone e i sentimenti, esalta e avvilisce le
relazioni, alimenta e distrugge l’amore. E al concetto del tempo è legata la
funzione della memoria, che permette di rivivere il passato con nostalgia ma
con più equilibrato e corretto distacco. “L’unica storia” non è un romanzo di
iniziazione sessuale: è un approfondito esame dell’animo umano e di come esso reagisce
di fronte ad un sentimento totalizzante, che a volte, come in questo caso, si
presenta nel suo aspetto meno convenzionale. (…) ciascuno ha la propria storia
d’amore. Anche se è stata un fallimento, anche se si è ormai spenta, o non è
mai riuscita a partire, o se fin dal principio era tutta e solo mentale, questo
non la rende meno vera. E’ l’unica storia (…).
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