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lunedì 18 settembre 2017
L'ansioso da treno
C’era anche
questa mattina. C’è sempre del resto. E’ l’ansioso da treno, tipologia di
viaggiatore da temere ed evitare. Lo si riconosce perché inizia ad agitarsi
almeno un quarto d’ora prima della stazione di destinazione. Raduna le sue
cose, rovesciando, urtando, pestando tutto quello che rientra nel suo campo
visivo. E’ dotato di una serie infinita di formule di scuse, direttamente
proporzionale al rosario di bestemmie che, tu, pendolare non per scelta, gli
rovesceresti addosso se non fossi ormai immunizzato da anni di terapia sul
campo. Ma l’apoteosi l’ansioso da treno la raggiunge dopo aver terremotato
l’intera carrozza ed essere riuscito a mettersi in marcia verso le porte.
Immancabilmente – ma sono una setta? Si sono una setta – si piazza esattamente
in mezzo al locale di disbrigo, perché logicamente non sa quale delle due porte
sarà quella eletta per la discesa. Nel frattempo - un quarto d’ora prima della
meta, ricordo – non solo fa inutile massa ma impedisce il passaggio da una
carrozza all’altra. Una volta finalmente battezzato il lato di discesa
l’ansioso da treno può differenziarsi in queste ulteriori categorie kantiane:
c’è l’ossessivo compulsivo che schiaccia a bibone tutti i tasti che trova a
ridosso dell’uscita, fosse anche il tasto fire; c’è l’ottimista, quello che
aspetta che la porta si apra magicamente da sola, per poi realizzare che non
succede, farsi prendere dal panico e tentare di aprirla a spinta; c’è quello
che preme il tasto close e commenta saputo: queste porte non si aprono
mai; no sei tu che sei un coglione emerito: le porte non sono dotate di
volontà propria: si aprono sempre, certo devi aspettare quei due secondi che si
accenda la luce verde di sblocco e pigiare open. Open, non close. E’ semplice.
La morale qual è. Se non sei capace, lascia fare. Ad ogni stazione c’è sempre
qualcuno che scende, certo non si prepara mezzora prima ma c’è. Il segreto è
aspettare, ascoltare le indicazioni dello speaker – meglio già sul binario -
lasciare spazio, guardare come funziona il tutto e farne tesoro. Non serve
nemmeno prendere appunti.
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