Ho scoperto di recente nel mio
tour quotidiano da Feltrinelli della trasposizione cinematografica del libro di
Romolo Bugaro, film presentato anche alla Mostra di Venezia. Romolo Bugaro è un
avvocato di Padova, per professione si occupa di fallimenti: tanti negli ultimi
anni, conseguenza della decrescita repentina che ha travolto centinaia di
attività nate alcuni decenni fa in pieno boom economico. La cronaca ne parla
quotidianamente, in termini anche tragici, con imprenditori che si tolgono la
vita perché non riescono a far fronte agli impegni o per vergogna. “Effetto
domino”, che ho letto l’anno scorso, racconta la crisi economica nel Nord Est e
lo fa senza sconti: una narrazione cruda quella di Bugaro, un pugno nello
stomaco che non ti dà scampo fino alla fine. Al centro della storia c’è una
speculazione edilizia o per meglio dire l’operazione della vita dei due
protagonisti: la riqualifica di duecentomila metri cubi di terreno, che dovrebbero
diventare una nuova prestigiosa area urbana nella campagna veneta. Un progetto
enorme, che si alimenta e vivedell’ambizione e della voglia famelica di uomini che si nutrono solo di
business, che si alzano al mattino con l’unico scopo di legare il loro nome, e
il portafogli, a qualcosa di grandioso, indipendentemente dalla sua reale
utilità, non parliamo dell’etica. Ma ad un certo punto qualcosa si rompe, e non è colpa di nessuno. Divergenze interne a una
delle banche finanziatrici bastano a far andare tutto a rotoli: per gli
imprenditori a capo dell’impresa e poi giù a catena, per i fornitori, i
fornitori dei fornitori, che a loro volta avevano investito, anticipato, dato
credito, le loro famiglie, il contesto sociale. L’effetto domino, appunto. Che
nessuno ha voluto arginare, quando forse si era ancora in tempo. Perché
“fermarsi voleva dire perdere tutto (…). E nessuno avrebbe distrutto
l’investimento più importante della sua vita”. Lo consiglio e sono curioso di
vedere il film.
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