Mio nonno aveva in casa il ritratto di Stalin appeso alla
parete. Ognuno ha gli eroi che crede. E i nonni che si merita. Classe 1909,
partigiano, comunista, detto Sacramento, che era uno dei suoi modi di
intercalare, era iscritto al partito praticamente dalla sua fondazione. Del
resto se inizi a lavorare a 8 anni quando ne hai 12-13 hai già capito come gira
il mondo. Mi ricordo che, superati i 70, iniziò a ricevere l’Unità
gratuitamente, credo un giorno alla settimana, proprio per la fedeltà di
iscrizione. Negli anni 50-60, mi raccontava mio padre, la casa del
nonno era un punto di riferimento per i dirigenti provinciali del PCI che
salivano in Valcamonica per uno sciopero, un comizio, a sostenere un’occupazione
o una protesta. La nostra era una delle poche famiglie comuniste conosciute e
riconosciute come tali in paese e questa diversità, anche se non ci capivo nulla,
da bambino mi inorgogliva. Partecipare attivamente all’organizzazione delle
feste dell’Unità, distribuire il giornale la domenica nelle case, sentire nelle
assemblee i presenti chiamarsi tra di loro compagni era emozionante. Alessandro
Natta un giorno disse: “Cercate, cercate, ma un nome bello come Partito
Comunista non lo troverete mai”. Aveva ragione. Mio nonno era talmente convinto
dei suoi ideali che non era concepibile che qualcuno della sua famiglia la
pensasse diversamente. I comunisti sanno essere più manichei e intransigenti
degli intransigenti e manichei se ci si mettono. Tanto che quando mia cugina,
ad una tornata politica votò MSI, non per vera e propria convinzione ma per
spirito ribelle,
lui, il nonno, le tolse il saluto. Non durò molto,ma non fu semplice nemmeno per lei riconquistare quel saluto. E
comunque per il nonno quell’affronto rimase un cruccio e ogni tanto lo
ricordava, scuotendo il testone bianco mentre la duecentesima sigaretta della
giornata gli fumava tra le labbra. Il nonno identificava le persone con il loro
credo politico: “l’è un democristiano”,
è un democristiano, diceva di qualcuno a commento di una qualsiasi azione o
decisione del democristiano in questione. E l’aggettivazione, nel suo
vocabolario, aveva non solo nel caso specifico, ma direi in generale, un’accezione
negativa. Un po’ più morbido era il giudizio per i socialisti. Meno per i
socialdemocratici o i repubblicani. L’è del mis (MSI) lo diceva
accompagnandolo al movimento di chiudere a pungo quelle mani enormi che avevano
fatto lavori di ogni genere. Logicamente la svolta della Bolognina per lui fu
un’amputazione, che gli fece più male del rene tolto alcuni anni prima. Non l’ho
mai sentito pronunciare il nome PDS. Nonno cosa voti? Gli chiesi qualche tempo
dopo. Mi guardò con quei suoi occhi azzurrissimi come se avessi detto chissà
quale eresia. I comunisti, mi rispose. Sì ma chi? Anch’io se mi ci metto sono
un rompicoglioni. I comunisti, ripeté di nuovo e chiuse il discorso. Votò
Rifondazione, per capirci.
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